L’ambiente fluviale
Un tempo era la caratteristica del luogo, con il Po, importante via di passo per tutte le correnti migratorie, e con lo splendore delle acque del Lambro, ghiaiose e popolate di pesce pregiato.
Il fiume Lambro era un tempo famoso per la limpidezza delle sue acque, tanto che la pesca era praticata a livello di professione. Fino a poco tempo fa era considerato un tipico esempio del degrado ambientale causato da un incontrollato sviluppo delle attività umane e, in alcuni tratti, era praticamente privo di forme di vita, quindi considerato biologicamente morto. Oggi, con la messa in funzione di depuratori delle acque fognarie della zona Sud di Milano, sta lentamente riprendendo vita.
Il Po, le cui acque sono in condizioni accettabili, scorre circondato da boschi di pioppo alternati a boschetti di salice con fitto sottobosco.
Accanto ai due fiumi esistono una quantità di canali sia naturali che costruiti dall’uomo: Lambrino, Roggia Cusani Visconti, Colatore Reale, Gariga, Nerone che alimentano diversi colatori minori utilizzati per l’irrigazione dei campi. Insieme rendono la nostra terra assai ricca di acque, fertile e facilmente coltivabile.
In golena rimangono due piccole morte, la “Pirèla” e la “Morta”, originate da un antico braccio del Po che poi si è ritirato nell’alveo attuale.
Vi sono inoltre salvate alcune zone paludose quali “i Laghi”, “i Valasi” e “la Torba”.
(nell’immagine: foce del Lambro in zona “Buchel”)
È coltivata prevalentemente a foraggi, mais (Zea mays L.) o granoturco, frumento (Triticum aestivum L.), orzo (Hordeum vulgare L., 1753) e pioppeti (Popolus alba L., Popolus nigra L.). Negli ultimi anni si è ripresa anche la coltivazione del riso (Oryza sativa L.). Altre specie erbacee una volta coltivate nelle campagna di Chignolo e oggi in misura minore sono rappresentate dalla soia (Glycine max (L.) Merr.) e dalla barbabietola da zucchero (Beta vulgaris L.). Alcuni decenni or sono nella parte alta del territorio si coltivava la vite (Vitis sp.), e tra i filari crescevano una quantità di piante da frutto, specie le ciliegie (Prunus avium L.).
(nell’immagine: stoppie di risaia in località Laghi – Lambrinia)
La vegetazione
La vegetazione spontanea del nostro territorio è ormai da secoli scomparsa e piegata alle esigenze della coltivazione delle terre.
Quando i primi abitanti di queste terre entrarono nella valle del Po millenni or sono, trovarono immense foreste costituite essenzialmente da querce (Quercus sp.), tigli (Tilia platyphyllos Scop.), olmi (Ulmus sp.), e specie arbustive quali il sambuco (Sambucus nigra L.). Tali foreste furono ampiamente disboscate e dissodate all’epoca romana, durante il Medioevo riprese il disboscamento e la coltivazione delle terre così ottenute.
Lentamente la pianura venne totalmente disboscata e coltivata a cereali trasformandosi così nella attuale forma di “steppa a cereali”, con piccole isole di ceduo boschivo. Oggi solo qualche albero isolato o qualche piccolo boschetto ricorda l’antica ricchezza di foreste.
Accanto ai boschi di pioppi crescono i salici di varie specie, in particolare il salice bianco (Salix alba L.) ed un’infinità di erbe ed arbusti di origine americana: la gaggìa (Amorpha fruticosa L.) dal legno assai elastico ed usato per fabbricare ceste e cestini, la robinia (Robinia pseudoacacia L.) di cui sentiamo il profumo nel mese di maggio, l’ailanto (Ailanthus altissima P. Mill.),lo Spino di Giuda (Gleditsia triacanthos L.), così chiamato per le enormi spine che lo adornano, il gelso (Morus alba L.), originario della Cina e introdotto in Europa verso il XV secolo principalmente per la bachicoltura, e il noce coltivato per il frutto e per il legno.
Nel mondo vegetale un posto a parte anche per la nostra terra meritano i funghi. Da sempre è d’uso cercare funghi per passatempo e per il piacere di cucinarli, ma negli ultimi anni l’andar per funghi è diventata una passione incontenibile, specie per i pensionati che alle prime piogge autunnali setacciano rive e campi alla ricerca di chiodini, orecchioni, mazze di tamburo, prataioli e vescie di lupo.
La fauna – gli uccelli
Essendo quello di Chignolo un territorio ricco di acqua è facile incontrare esemplari appartenenti alla famiglia degli ardeidi, più comunemente chiamati aironi: l’airone cinerino (Ardea cinerea, L. 1758), la garzetta (Egretta garzetta L, 1766), la nitticora (Nycticorax nycticorax, L., 1758), l’airone bianco (Casmerodius albus, L., 1758), e meno comune l’airone rosso (Ardea purpurea, L., 1766). È inoltre possibile imbattersi in germani reali (Anas platyrhynchos, L. 1758), in gallinelle d’acqua (Gallinula chloropus, L., 1758) e martin pescatori (Alcedo atthis, L., 1758). Numerosi sono anche gli esemplari di passeriformi quali cardellini, cinciallegre, pettirossi, merli e storni. Specie prelibate dai cacciatori della zona sono rappresentate da fagiani (Phasianus colchicus, L., 1758), pernici (Alectoris graeca, Meis., 1804) e starne (Perdix perdix, L., 1758).